Cina: la Zhōngguó Rénmín Yínháng, ovvero la banca centrale della Repubblica Popolare Cinese (PBC), sotto la guida del Governatore Zhou Xiaochuan, ha abolito in data odierna la soglia minima sui tassi applicati ai prestiti concessi dalle istituzioni finanziarie a imprese e consumatori. Fino ad ora le banche potevano offrire uno sconto massimo del 30% rispetto ai tassi di riferimento (il benchmark a un anno si posizionava al 6%), d'ora in poi, invece, le banche potranno abbassare i tassi liberamente, lasciando al mercato la facoltà di fissare il "prezzo" giusto. Ad oggi solo un prestito su dieci paga tassi che si poterebbero definire di “favore". Con questa manovra di liberalizzazione del sistema finanziario la PBC si aspetta di assistere alla discesa dei costi di finanziamento in particolare a carico delle imprese, favorendo così la creazione di risposta più efficace per sostenere le proprie attività imprenditoriale e fornire mezzi che li permettono di orientarsi verso produzioni ad alto valore aggiunto e di maggiore valenza tecnologica, contribuendo a dare una spinta energetica al Prodotto interno lordo (PIL) nazionale, che negli ultimi tempi si trova ad avanzare al ritmo più lento da 20 anni. In questa ottica difficile non percepire i segnali che arrivano dal governo centrale che a cinque mesi dall'insediamento al potere del Premier Li Keqiang viene a confermare in modo più evidente la determinazione del Governo nel procedere nelle riforme del sistema. Rimane la coscienza che l’attuale rinuncia al controllo sui tassi d'interesse è indispensabile per arrivare alla liberalizzazione dei tassi di cambio e per raggiungere la piena convertibilità della moneta. Sebbene in molti classifichino la manovra come di basso impatto, la misura è stata per molto tempo fortemente contrastata dai grandi istituti bancari statali del Paese, come l’Industrial and Commercial Bank of China Ltd, China Construction Bank Corp, Bank of China Ltd e l’Agricultural Bank of China Ltd, poiché grazie ai tassi amministrati su finanziamenti e depositi praticati non trovavano particolari difficoltà a raccogliere e prestare grandi volumi di capitali e che con questa manovra temono la perdita parziale dei propri lauti margini. Si auspica che la competizione tra gli istituti di credito sul costo del denaro avrebbe la capacità per strappare spazio di operatività alle shadow banking, finanziare-ombra, che costituiscono l’impero ombra dello settore bancario cinese, un fenomeno che snatura il mercato del credito e rende enormemente complesse le decisioni di politica monetaria del Paese, che si presentono sempre in…
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10 secondi: Cina, liberalizzati i tassi sui prestiti bancari
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